20 anni di informazioni agli occhi dei quotidiani
LA NUOVA TECNICA APPLICATA PER LA PRIMA VOLTA IN ITALIA DALL'UNIVERSITA' DI PAVIA SU UNA DECINA DI PAZIENTI
La nuova tecnica applicata per la prima volta in Italia dall'Universita' di Pavia su una decina di pazienti By pass al cuore senza aprire il torace Rivoluzione in sala operatoria. Il cardiochirurgo Vigano': meno rischi e tempi ridotti "Saranno sostituiti i metodi tradizionali I costi sono maggiori ma compensati alla diminuzione del periodo impiegato Poi useremo i robot" MILANO - Rivoluzione nelle sale operatorie di cardiochirurgia. Oggi gli interventi di bypass alle coronarie o di sostituzione delle valvole cardiache si possono eseguire anche senza aprire il torace. E il paziente torna a casa dopo due o tre giorni, invece che dopo una settimana. La nuova tecnica, a "buco di serratura" come e' stata definita, e' un'invenzione americana di un gruppo di cardiochirurghi dell'Universita' di Stanford: bastano un taglio all'inguine, un altro di cinque - sei centimetri sotto una costola e altri tre piccoli fori sul torace, per arrivare al cuore con tutti gli strumenti che servono all'intervento. Ad applicarla per primo in Italia e' stato il professor Mario Vigano', direttore della Cattedra di Cardiochirurgia dell'Universita' di Pavia, che ha operato, dall'inizio dell'autunno a oggi, una decina di pazienti. "La chirurgia del cuore sta cambiando faccia" commenta Vigano'. "Sta diventando sempre meno traumatica per il paziente, che puo' ritornare alla vita attiva in tempi piu' rapidi. Merito anche di strumenti sofisticati che abbiamo oggi a disposizione". La preparazione all'intervento e' piuttosto complessa: attraverso l'inguine si fanno arrivare al cuore due tubicini che servono per attivare la circolazione extracorporea, mentre un palloncino gonfiato all'interno dell'aorta blocca il flusso di sangue e permette di iniettare una soluzione di farmaci che provocano l'arresto del cuore e lo proteggono durante l'intervento. Gli altri fori sul torace servono a introdurre il toracoscopio per illuminare il campo operatorio. Ma l'intervento vero e proprio si esegue direttamente attraverso l'apertura di cinque - sei centimetri, con bisturi lunghi e sottili che non ostacolano la visuale. "C'e' anche bisogno di uno speciale "annodatore" precisa Vigano'. "Per quanto il chirurgo abbia le dita sottili, non riesce a farle passare attraverso il foro per allacciare i fili di sutura". Con la chirurgia tradizionale a cuore aperto si deve, invece, praticare un'incisione lunga una ventina di centimetri lungo lo sterno e si divarica la cassa toracica: non solo il rischio di polmoniti e' maggiore, ma il paziente ha bisogno di tre mesi per tornare a svolgere attivita' normali, come guidare l'automobile. "L'arresto del cuore e la circolazione extracorporea" continua Vigano', "permettono di manovrare bene il cuore e di eseguire tutti i tipi di intervento. Tranne uno: quello sull'aorta perche' e' "occupata" dal palloncino che blocca il sangue". C'e' anche un'altra tecnica mininvasiva detta "a cuore battente", che non prevede l'apertura del torace e nemmeno l'arresto del cuore, ma permette di eseguire soltanto interventi di bypass e soltanto su una coronaria. E i costi? "Sono maggiori rispetto a quelli dell'intervento tradizionale" dice Vigano' "perche' costano le apparecchiature, ma vengono ammortizzati dalla riduzione delle giornate di degenza e delle complicazioni". "Si puo' ipotizzare che questa nuova tecnica riuscira' in futuro a sostituire i metodi tradizionali nella maggior parte degli interventi cardiaci" continua Vigano' la cui equipe esegue a Pavia circa 1500 operazioni all'anno con il 50 per cento di bypass. "E' gia' stata adottata in alcuni Paesi europei come Francia, Germania e Belgio. Ma il vero punto di arrivo della cardiochirurgia e' la robotica. Il cardiochirurgo del futuro operera' guardando il cuore su uno schermo e manovrera' il bisturi attraverso manopole collegate a questo".
Bazzi Adriana
Pagina 19 (3 dicembre 1997) - Corriere della Sera