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UN CHIP SU 300 MILE LIBRI S. TOMMASO, PRESTITO LIGHT

30.01.2012 00:00

 

 

Un microchip su ogni libro per digitalizzare e semplificare il prestito nella biblioteca universitaria di San Tommaso. In questi giorni al primo piano del palazzo in piazza del Lino gli operai stanno installando i sensori all’ingresso della biblioteca, come quelli dei negozi. «Il sistema anti taccheggio lo abbiamo installato in San Tommaso in quella posizione per fare delle prove preliminari in vista della nuova biblioteca – spiega Umberto Anselmi Tamburini docente delegato per il sistema bibliotecario dell’ateneo – Tutti i libri sono stati dotati di un cip e ricatalogati». Quello di palazzo San Tommaso è un progetto che risale indietro negli anni e prevede una parta di struttura interrata sotto il cortile per ospitare tutti i 300mila volumi delle biblioteche di lettere, che oggi sono suddivise in nove punti di distribuzione. I sensori appena installati serviranno a fare i primi test per verificare la procedura e il sistema. «In questo modo i bibliotecari sapranno dove si trovano tutti i libri, avranno degli apparecchi per sapere sempre, in ogni stanza, se tutti i volumi sono presenti», spiega ancora Tamburini.

A palazzo San Tommaso, a lavori ultimati, andranno le biblioteche della facoltà di Lettere, tranne quelle che andranno a palazzo Botta (quando sarà restaurato) e cioè filosofia, psicologia e lingue. Tutte le sedi attuali dalla biblioteca Petrarca nel cortile del rettorato a quelle più piccole dislocate nel palazzo centrale dell’ateneo saranno svuotate e a quel punto a disposizione dell’università.

Per il momento la rivoluzione tecnologia riguarda solo piazza del Lino. «Avremo anche l’opportunità di creare delle stazioni di “autoprestito” – spiega Tamburini – gli utenti potranno far leggere il codice del libro in qualsiasi momento, anche quando non sarà presente il personale». Una semplificazione che riguarda gli universitari ma non solo. Le biblioteche di tutta la provincia sono collegate, basta essere registrati in una sezione. L’università valuterà se estendere questo nuovo tipo di prestito anche alle altre strutture. «Per alcune non c’è necessità, perché sono molto piccole – spiega il docente – mentre per altre speriamo piano piano di riuscire ad estendere questo sistema. Che comunque sarà previsto a palazzo Botta quando partirà il restauro».

su Twitter @MariannaBruschi

30 gennaio 2012 La Provincia Pavese

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